E a volte va così e si ha bisogno di ricordare un centro , importante , speciale , unico :
Mio papà .
Non riesco a farlo " parlare " molto , mi è difficile dialogare con lui anche in questo ricordo , in questo mio bisogno , perché papà non parlava molto , ma quello che diceva lo faceva .
Un grande papà tutto d'un pezzo , solido , generoso .
Un centro , si papà aveva , ha un centro ben definito e tutte le impressioni provenienti dall'esterno hanno trovato un punto ben fermo in lui . Di questo ne sono certa ed è quel suo centro a renderlo speciale , a farmi avvertire la bella sensazione del - Tranquilla sono qua io .
Da quella sua prima frase : " Ostrega, ea se na femena " c‘è stato un susseguirsi di suggestioni d'amore che ho avvertito e consolidato in una felice consapevolezza , imparando anche a tradurre e riconvertire le sue grandi tenerezze pratiche , in effusioni che non erano così frequenti .
" Dai usciamo , forza attaccatevi qui . "
Ho ben impresso il ricordo delle passeggiate con papà NON mano nella mano , ma sia io e dopo Fabio , con ben stretto il pollice della sua mano .
Ma non fa tenerezza ? È un ricordo che profuma di delicatezza , di attenzioni non dichiarate ma dimostrate da quel bel papà che trovava troppo grandi le sue mani e non adeguate a trattenere le manine di noi figli .
Naturalmente non sono state tutte rose e fiori , i nostri scontri li abbiamo avuti , ci siamo fronteggiati , le frizioni ci sono state , ma le nostre discussioni non si sono mai trasformate in una lotta per la supremazia , e sono certa che sono state aperture di crescita per entrambi .
Papà sapeva disinnescare e ora sorrido , si disarmava piano piano e solo nella sicurezza che lui cercava per noi figli .
Ci ha messo un po’ a capire perché una figlia femmina , si ostinasse a voler comprare i jeans , a chiedere l'eskimo , di color verde poi , quando aveva il suo bel cappotto blu di buona stoffa ... Mettere i libri in un tascapane da militari , tanto per rovinare tutti gli angoli dei libri perché non li conteneva nel modo giusto ... Fare dimostrazioni , assemblee, comizi volanti , scioperi , occupazioni a scuola , ma da quando ? Non possono usare gli stessi strumenti dei lavoratori , loro devono solo studiare . E nel 68/69/ 70 , mi ritrovavo spesso papà davanti scuola che osservava , che non interveniva nei miei confronti , ma era lì . Forse doveva capire , rendersi conto e mollare la presa dopo aver compreso . E il mio papà , per un po’ giovane Alpino, poi Partigiano , alla fine dava spazio alla libertà di intenti lì , dove riconosceva ci fossero dei valori che ci ha trasmesso .
Una delle panchine di pietra alle Zattere , di fronte al Canale delle Giudecca , due diciassettenni seduti che imparavano a conoscersi , un papà che casualmente passeggia lentamente nella prossimità della Riva . Non ha fretta se non anche lui , quella di capire e conoscere . E quando cinque anni dopo , quei due diciassettenni sono passati dalla panchina delle Zattere , all'altare , quel papà molto commosso , aveva il passo sicuro , il sorriso , la serenità di chi sa, che una figlia e un papà sono comunque per sempre ...
Da molti molti molti anni , papà non c’è , ma non se né mai andato e mi permette di recuperare il suo centro che diventa nuovamente il mio ancoraggio .
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