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martedì 16 luglio 2024





 Ma io ho qualche lenzuolo di " cotone ritorto " e conosco anche le sue peculiarità . 


" Varda che sti nissioi no ga fine , ti sta ben d'istà perché i se freschi e no i trattien l’umidità , d'inverno i trasmette el caeor dea coverta che se sora . "


Mia mamma ha lavorato in Cotonificio Veneziano  , ora università IUAV , e spesso mi ha raccontato del suo lavoro, delle varie fasi della lavorazione del cotone sempre con grande entusiasmo e orgoglio per la sua esperienza lavorativa. 


" Se avorava tanto , ma so stada ben , gerimo come na famegia , sarà anca perché gera finia ea guera e no vedevo più e spoete dee bombe , come da Junghans , ma qua bee rocche de coton Bianco. Quando pò i ga' interà el rio , e par rivar, daea Cae Arga, no dovevo più , far " el giro dea panseta " rivavo in sinque minuti . "


Già, la calle che chiamiamo ovviamente Rio Terrà, porta direttamente di fronte alla bella chiesa di San Nicolò dei Mendicoli , vicinissima all'ex Cotonificio . 

Il " giro dea panseta " nel gergo della mamma, ma non solo, è la fondamenta che porta al ponte di Santa Marta e segue una linea curva . Geometricamente più corretta, ma troppo bello definirla " panseta " ed è rimasto così anche per me .


Sto divagando , per ponti , calli, fondamenta , quando in realtà volevo parlare di lenzuola , anzi di mascherine e di una tovaglietta da fare sacrificando un lenzuolo di mamma Bruna , uno di quelli che no i ga più fine , de coton doppio ritorto . 


" Ti già ragion , na volta tanto ti capisci queo che va benon . E mascherine fate col coton doppio ritorto , e se ori. E ripara perché el coton se avorà do volte in doppio, ma nel tempo stesso no e fa suar tanto come quee che pol esser sintetiche . Manco mal che quea volta, go pensà a comprar più pachi de nissioi , tanto ea se roba che pan no ea domanda ." 


E meno male . Ma nemmeno di questo volevo raccontare , ma una vita , anzi due , vite percorrono anse lunghe come il filo di una grossa rocca di cotone e per arrivare al capo filo si deve aspettare un po’ . 


Decido per un lenzuolo . È bianco bianco , piegato perfettamente . Riconosco il tocco del ferro da stiro di mia mamma . Farò qualche mascherina , ma il progetto principale , è quello di ritagliare una tovaglietta da ricamare per il mio tavolino creativo .


Stendo il lenzuolo e mi si srotola un'altra storia e questa volta c'ero anch’io . Non la ricordavo più ma sono bastati due colori , per ricomporre il quadro . 


" Famiglia giallo-bluuuuuu. Famiglia verde - rossooooo. Famiglia arancioneeeeeeeeee. Done so qua . "


Il lavandaio . Arrivava ogni settimana per consegnare le lenzuola alle famiglie del quartiere . Ora lo ricordo bene , arrivava in barca , caricava le lenzuola pulite in una gerla che portava sulle spalle e girava per le calli e campielli chiamando a gran voce le famiglie colorate , che gli avevano consegnato le lenzuola da lavare . 


" Va so, dighe " Famegia saea e blu " i se do nissioi de soto da na piasa, uno da do, e uno da na piasa e mesa ... capìo? No serve pagar perché se paga quando che se ghi dá. " 


Rigorosamente solo lenzuola " de soto " , perché quei " de sora " , ricamai se " un deito " , i pol rovinarse . Le federe , no, si lavavano in casa ...


" E se ciama intimee , perché e se personai , megio che se rangemo noialtre." 


Certo , non fa una grinza . 


E così le famiglie colorate del mio quartiere intorno ad una gerla colma di lenzuola lavate e profumate di sapone di Marsiglia prendevano l’identità dell'arcobaleno . 


- Io sono Famiglia Giallo- Blu . -

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