" Ma che foto fai ?"
Montagna trentina , Castel Tesino , primo pomeriggio in attesa di andare nel vicino parco giochi .
Chissà se è la potenza del DNA o la spinta dell'emulazione, dell'esempio che trascina, dell'importanza che si crea attorno al saper lavorare con le mani. Non lo so , so per certo, che alla fine della vacanza in montagna , siamo ritornate a Venezia , con una copertina di lana, per le nostre bambole.
Punto legaccio, storticcola, con qualche punto caduto, qualche buchetto, ma bella come il sole.
La mia era di un verde chiarissimo, che mia mamma definiva
" verde Nilo " e forse forse era la più pasticciata , ma la sensazione di avere tra le mani quella lana morbida, e soprattutto, i ferri da grande, mi ha dato piacere e soddisfazione.
Ornella, Marina, Cristina , amiche di vacanza .
Si, sembriamo felici , sono sorrisi veri e increduli , rivolti al mio papà che ha scattato questa foto, fermando un momento Che Valeva la Pena Fosse Fermato .
L'importanza delle cose importanti. Dare il giusto rilievo alle situazioni che si ritengono valide . Sottolineare momenti che danno spessore ad una crescita più completa.
Cose da metà anni sessanta . Cose da papà che forse leggeva oltre . Che applicava la sua pedagogia nel desiderio di aiutarmi a saper fare.
Che mi ha riempita di libri, che mi ha sollecitata a studiare , che mi ha sempre dimostrato che l'indipendenza si conquista con il lavoro .
Che forse non capiva completamente il perché delle sue scelte educative, ma ha sempre seguito il suo istinto , ha sempre fatto il papà che guida , molto con l'esempio , meno spesso con il suo vocione autorevole .
E una foto può diventare un racconto di commovente amore, soprattutto ora , a distanza di molti decenni, in un tempo, quando , per decidere e scegliere di scattare una foto, non si aveva tra le mani il cellulare e il clic era meno a portata di mano .
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